Martini su proposta CE nei confronti di latte killer

In merito alla vicenda del latte cinese contaminato con melamina e alle misure adottate dalla Commissione Europea, il Sottosegretario alla Salute Francesca Martini ha dichiarato: “Esprimo grande soddisfazione per la proposta della Commissione Europea di adottare la clausola di salvaguardia, che deve essere ratificata entro 10 giorni dagli Stati membri in sede di Comitato tecnico in materia di prestazioni della sicurezza alimentare in Europa, a seguito della gravissima frode alimentare messa in atto dalla Cina sul latte. Considero fondamentale il divieto di importazione di tutti i prodotti per la prima infanzia che contengono latte. Per quanto riguarda le proposte di “controllo di identità” del prodotto dichiarato in documentazione e di successive analisi di laboratorio per tutti i prodotti a contenuto di latte in quantità superiore al 15%, le ritengo perfettamente in linea con le decisioni assunte durante il vertice da me convocato presso il Ministero nei giorni scorsi. Sottolineo, pertanto, che con le misure adottate dalla Commissione si completa la “cintura di sicurezza” rispetto al divieto già vigente di importazione del latte per una percentuale superiore al 50%. Per quanto attiene alle analisi di laboratorio, assicuro che impegneremo prioritariamente i nostri laboratori sui prodotti già presenti a vario titolo sul mercato italiano in piena collaborazione con le Regioni e attraverso il proseguo delle azioni di verifica e sequestro dei Nas. Per quanto riguarda i prodotti in fase di importazione, ribadisco il loro blocco presso le dogane fino all’accertamento dei risultati delle analisi. Saluto altresì con grande soddisfazione il fatto che la Commissione Europea proponga la ratifica della linea di rigore assunta dall’Italia in materia di tutti i prodotti alimentari con componenti o tracce di latte provenienti dalla Cina. Ribadisco, inoltre, la mia linea di “tolleranza zero” anche rispetto alla presenza di percentuali di melamina in misura tale da non causare nell’immediato danni diretti alla salute poiché alla base di ciò vi sarebbe comunque una frode alimentare, vale a dire l’immissione in alimenti di una sostanza chimica fraudolentemente aggiunta al fine di innalzare l’apparente livello proteico. Questo, infatti, andrebbe a ledere i principi etici e di centralità del cittadino – consumatore sui cui si basa l’intera filiera della sicurezza alimentare che contraddistingue l’Italia quale eccellenza in ambito europeo”.

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