Prediabete sempre più diffuso, colpito il 15% degli italiani
Il prediabete colpisce il 15% degli italiani e fa aumentare il rischio di infarto, laddove possibile si può trattare modificando lo stile di vita altrimenti è necessario ricorrere ai farmaci
Il prediabete è una patologia riguarda il 15% degli italiani ed è causa di maggior rischio di infarto, malattie cardiovascolari e si manifesta con il cambiamento di livelli di glicemia. Proprio questa alterazione del livello glicemico comporta un aumento di coronaropatia del 26%. Quest’ultima, predispone l’individuo all’arresto cardiaco. Tuttavia trattare il prediabete è possibile ma è necessario intervenire per tempo facendo attività fisica e cambiando dieta alimentare. Il prediabete infatti non si discosta dal diabete ed è spesso legato come quest’ultimo, allo stile di vita che conduce una persona. Ad esempio l’obesità causata da una vita sedentaria associata a una scorretta alimentazione possono esserne la causa maggiore anche se, v’è da dire, che la componente genetica non è affatto da trascurare. Quando si è in presenza di un paziente a rischio molto elevato, ad esempio che ha un’obesità importante oppure ha una storia di diabete gestazionale o ancora è un adulto con età al di sotto dei 60 anni, allora possono essere somministrati dei farmaci disponibili sul mercato da decenni e usati dalle persone affette di prediabete e insulinoresistenza. Il prediabete viene assunto dalla comunità scientifica anche come iperglicemia o alterazioni glucidiche, queste persone sono in grado di aumentare il rischio di incorrere nel diabete fino al 30% delle probabilità nei successivi 5-10 anni. Esistono due forme di alterazioni glicidiche: la glicemia alterata a digiuno, che attesta i valori di glicemia fra i 100 e i 125 milligrammi per ogni decilitro; la tolleranza al glucosio molto ridotta, ovvero quando dopo l’assunzione di glucosio, i valori della glicemia si attestano fra i 140 e 199, anche dopo le due ore il consumo. Ricordiamo che il valore di glicemia che indicano il diabete è di 126 milligrammi per ogni decilitro mentre i valori normali debbono rimanere sotto la soglia di 100. Per quanto concerne invece la tolleranza al glucosio, i valori normali si devono attenere fra i 60 e i 99 mg/dl. Le cause di tali alterazioni sono derivanti dal malfunzionamento dell’insulina, ormone che invece dovrebbe tenere sotto controllo la glicemia ma possono essere causate anche una insufficiente produzione da parte delle cellule endocrine. Sono inoltre cause della iperglicemia, anche rare malattie dell’apparato endocrino oppure alcune patologie del pancreas. I soggetti più a rischio, al solito, le persone obese o in sovrappeso e quelle che hanno superato i 45 anni di età. Da tenere d’occhio anche chi ha familiarità con il diabete di tipo 2 e le donne incorse nel diabete durante la gravidanza. I sintomi della malattia sono riscontrabili solo nei casi estremi, con malessere, stanchezza e in alcuni casi svenimenti, perdita di peso, aumento della sete e della diuresi. Per scoprire se una persona soffre di prediabete è sufficiente eseguire le analisi del sangue, dopo aver effettuato un esame della glicemia o dell’emoglobina glicata. Come accennato, per tenere sotto controllo l’iperglicemia, è necessario seguire una dieta mirata e effettuare attività fisica regolare, il che non significa tutti i giorni per diverse ore. Sono sufficienti infatti anche tre ore la settimana. Una conclusione, dovuta a studi scientifici che hanno dimostrato come lo sport e una dieta povera di grassi saturi ed invece ricca di fibre, abbattono il rischio di incorrere nel diabete in futuro. In presenza di prediabete è necessaria un’alimentazione che contenga ad esempio: frutta e verdura, cereali integrali, frutta e verdura in abbondanza, formaggi poco grassi, noci e arachidi al naturale. I cibi da evitare completamente sono invece quelli troppo calorici e zuccherini. E’ indicato un consumo moderato di salumi e carni rosse, al più due volte a settimana.