Perché la carne di cavallo può far male
La questione della carne di cavallo nei prodotti Findus in Irlanda e in altri prodotti, tipo i ravioli e tortelli Buitoni (di carne, di manzo) anche in Italia, ormai è nota. C’è indubbiamente una frode, un problema etico morale, al limite, ma dietro c’è anche un possibile problema sanitario. La frode, ovvia, è legata alle disposizioni normative di alcuni stati, per esempio l’Italia, secondo cui contenuti sopra l’1% di un ingrediente, devono essere indicati in etichetta. Dal punto di vista etico, il problema è riferibile al singolo individuo: nel senso che ci sono persone che non mangiano (per proprie ragioni) carne di cavallo, dunque facendo un feedback con il discorso legale, dovrebbero essere informate della presenza nel prodotto. Il problema principale, però, è quello sanitario. La carne di cavallo è assolutamente commestibile, e anzi particolarmente indicata per diete di soggetti particolarmente anemici, ma può presentare dei problemi. Il principale è la presenza di fenilbutazone. Il fenilbutazone è un anti-infiammatorio non steroideo, che viene utilizzato per le sue potenti capacità d’inibizione della capacità capillare, nella cura degli edemi infiammatori dei cavalli sportivi. L’uso è genericamente sconsigliato per i cavalli da allevamento alimentare, e in ogni caso la somministrazione dovrebbe essere sospesa 180 giorni prima della macellazione. La questione, gira intorno ad un “percorso”, per così dire, che i cavalli compiono: infatti anche per gli esemplari utilizzati a fini sportivi, se non degni di particolare pregio, la dipartita da questa terra potrebbe essere affidata (almeno così sembrerebbe) alle sapienti mani del macellaio. Per i cavalli, il problema dell’eutanasia non è mai stato posto. Dunque, ci sono possibilità che animali trattati con farmaci (il fenilbutazone è uno dei principali) possano finire nelle nostre tavole. In Francia, alcune carcasse provenienti dal Regno Unito sono state individuate e “saranno distrutte” come ha dichiarato il Ministro dell’Agricoltura Stephane Le Folle. Le potenziali tossicità del fenilbutazone per la salute umana, sono comprovate, anche se “la carne di cavallo contenente del fenilbutazone rappresenta un rischio estremamente debole per la salute umana”. Lo ha assicurato Sally Davis, portavoce del Ministero della Sanità britannico, aggiungendo che “ai livelli ai quali è stato trovato il fenilbutazone, una persona dovrebbe consumare da 500 a 600 hamburger al 100% di carne di cavallo al giorno per avvicinarsi alla dose quotidiana limite per l’uomo”. I rischi riguardano gli effetti indesiderati generici del farmaco: anoressia, depressione, letargia, ulcerazioni e perfino una grave forma di anemia.
Fonte: Ministero della Sanità – notizie