Sindrome metabolica, la firma nell’elettrocardiogramma
La sindrome metabolica, condizione clinica che colpisce circa 14 milioni di italiani, si potrebbe riconoscere dall’onda T dell’elettrocardiogramma, che viene misurata quando si fa l’esame. Lo sostiene uno studio condotto dai Laboratori di ricerca della Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso, che potrebbe aiutare ad individuare le persone che corrono un rischio più elevato di essere colpite da malattie cardiovascolari. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Atherosclerosis. La sindrome metabolica è data da insieme di alterazioni del nostro metabolismo che possono elevare il rischio di diabete e malattie cardiovascolari. I fattori che la compongono possono essere il livello di trigliceridi superiore alla norma, il livello troppo basso di colesterolo HDL, la pressione arteriosa superiore al normale, il livello di glicemia a digiuno superiore al normale ed infine un accumulo di grasso nella zona addominale. Se una persona presenta almeno tre di queste alterazioni allora soffre di sindrome metabolica è presente. «La nostra idea è stata quella di verificare ed approfondire l’ipotesi che possa esistere una relazione tra alcuni fattori di rischio cardiovascolare e l’elettrocardiogramma. E abbiamo trovato che una deviazione dell’asse dell’onda T è associata con due dati importanti: la circonferenza addominale e la pressione arteriosa», ha spiegato Livia Rago, autrice principale della ricerca. Resta da verificare ora se questo possa aiutare ad individuare chi corre maggior pericolo di essere colpito da una malattia cardiovascolare.