Oncologia. Presentate dall’Artoi le linee guida sulla nutrizione
Il documento presentato nel corso della seconda giornata del IV Congresso internazionale dell’Associazione, in corso a Roma, si incentra sull’integrazione dei trattamenti in oncologia e, in particolare, sulla nutrizione come medicina per prevenire e per veicolare al meglio i trattamenti farmacologici. 17 NOV – La domanda è: come può un alimento aiutare a combattere una malattia come il cancro? La risposta è semplice: Il cancro è una cellula impazzita (mutata) e come tutte le cellule si deve nutrire ed eliminare gli scarti, ecco come possiamo intervenire conoscendo il suo metabolismo. È stato, inoltre, dimostrato in laboratorio che alcuni alimenti sono capaci di rallentare la crescita delle cellule tumorali così come altri la favoriscono. Infine, moltissimi alimenti agiscono sul microambiente, ovvero lo spazio tra cellula e cellula: in tal modo facilitano il lavoro del sistema immunitario, e ostacolano le cellule tumorali impedendo loro di crearsi un ambiente che ne faciliti la crescita. Partendo da queste premesse, L’Associazione ricerca terapie oncologiche integrate (Artoi), ha presentato nel corso della seconda ed ultima giornata di lavori del suo IV Congresso internazionale in corso di svolgimento a Roma, un documento contenente le linee guida su una corretta nutrizione per il paziente oncologico. Tre le premesse fatte nel documento da Arcoi: 1° Raccomandazione: nelle terapie oncologiche un’alimentazione guidata è importante quanto una chemioterapia ben modulata. L’alimentazione in Oncologia non può e non deve essere semplice proscrizione come spesso accade (il classico consiglio del medico: no al latte e alla carne rossa), ma è una selezione ragionata e personalizzata degli alimenti attraverso una consulenza specialistica utilizzando le informazioni provenienti da strumenti diagnostici avanzati come Test genetici, Bia, Lipidomica e altri. 2° Raccomandazione: nel cancro è fondamentale attivare l’autofagia. Praticare la restrizione calorica pre-chemioterapia di 48 ore. Uno studio recente, pubblicato su Science Translational Medicine, ha dato un nuovo e importante impulso alle già note conoscenze sulla restrizione calorica/digiuno, coordinato dal genovese Valter Longo, direttore dell’Istituto di Longevità alla University of Southern California di Los Angeles, e realizzato in collaborazione con il Laboratorio di Oncologia dell’Istituto Gaslini di Genova, diretto da Vito Pistoia, ha dimostrato che un breve digiuno (48 ore prima della chemioterapia) in un modello animale di neuroblastoma protegge le cellule sane, che riposano come in uno stato di ibernazione in attesa di nuovo nutrimento, e rende più vulnerabili le cellule malate, riduce gli effetti indesiderati della chemio e protegge anche dalla metastasi. Il digiuno destabilizza le cellule ammalate, che cercano, invano, altre vie per rigenerarsi di fatto indebolendosi perché solo le cellule sane possono sopravvivere al digiuno. Tale protocollo è già in uso al Norris Cancer Center di Los Angeles. 3° Raccomandazione: manipolazione nutrizionale della cellula neoplastica per aumentare l’efficacia della chemioterapia. Il gruppo di lavoro ed esperti, in una visione multidisciplinare, hanno coordinato le linee guida in Oncologia secondo Artoi che rappresentano le fondamenta dell’alimentazione nel malato Oncologico. Passiamo ora ad analizzare nel dettaglio i cibi ‘consigliati’ e quelli ‘da evitare’. I cibi da evitare: • carni rosse e bianche, compreso insaccati. Eventuale possibilità di uso di agnello e coniglio se di provenienza biologica e naturale; • pesce di grossa taglia. Specialmente se di provenienza non mediterranea; • latte e latticini; • zuccheri raffinati, escluso il fruttosio naturale; • zuccheri complessi, pane con farine raffinate e pasta con semola di grano duro; • patate, pomodori, melanzane, zucchine, peperoni, banane; • frutta, durante il trattamento antiblastico è ammessa spremuta di limone, con aggiunta di un pizzico di bicarbonato di potassio o di sodio; • acqua e bevande gassate; • soia (limitatamente alle neoplasie del tratto genitale-mammarie) I cibi consigliati: • Pesce, preferibilmente quello “azzurro”; • Verdure, preferibilmente crucifere, è ammesso pomodoro cotto; • legumi (anche grano saraceno, orzo, farro, fave…); • frutta: frutti di bosco (mela e pera, dopo i sei mesi di trattamento); • uova; • pane e pasta integrale/kamut/farro; • formaggio stagionato (tipo parmigiano); • semi di sesamo, per una corretta integrazione di calcio; • latte di riso e di asina; • olio extravergine (provenienza riconosciuta italiana – spremitura a freddo); • frutta secca, consigliato 2 mandorle “fresche” alla mattina; • foglia di prezzemolo (prima di ogni pasto); • spezie: zafferano/curcuma-miscelata con un pizzico di pepe; • vino rosso (½ bicchiere a pasto). In questi due giorni di Congresso si è inoltre parlato di ipertermia, di trattamenti fitoterapici, di medicina cellulare, di ormoni naturali, di molecole come la polidatina, estratta dal succo d’uva, in grado di spazzare via gli effetti dell’ossidazione cellulare e i radicali liberi, di musicoterapia e di altri innovativi approcci integrativi dei protocolli di cura tradizionali. Non è mancato anche uno sguardo alla ricerca, come l’uso delle nanoparticelle per veicolare al massimo i farmaci, la farmacogenomica, la ricerca di bersagli molecolari specifici delle cellule circolanti neoplastiche, fino ad arrivare al domani e alle nuove soluzioni di cura prospettate. “Per terapia integrata in Oncologia intendiamo l’uso di sostanze naturali o metodologie che vanno a salvaguardare in maniera più specifica il benessere del paziente che si sta sottoponendo a trattamenti classici quali la chemioterapia o la radioterapia”, ha spiegato il presidente Artoi, Massimo Bonucci. “È fondamentale un’alimentazione corretta ed equilibrata nel corso della terapia oncologica integrata – ha proseguito Bonucci – molti alimenti possono giocare un ruolo determinante tanto quanto l’uso della chemioterapia; è un dato oramai dimostrato che alcune sostanze contenute nei cibi di tutti i giorni possono interferire negativamente durante i trattamenti”. “Dobbiamo conoscere e sapere cosa mangiamo per aiutare il corpo a rispondere meglio agli insulti a cui un organismo è sottoposto durante i cicli di chemioterapia o radioterapia”, ha concluso il presidente Artoi. Si è parlato, infine, anche di cuore, dato che la cardiotossicità provocata dalle cure chemioterapiche possono condurre a scompenso cardiaco, con un alto rischio di indurre una malattia a tratti più letale della stessa neoplasia. “Questa è una delle possibile cause di incremento dell’incidenza dello scompenso cardiaco in Europa – ha spiegato Massimo Fioranelli, Responsabile Centro Cuore, Casa di Cura Mater Dei Roma – l’incidenza di neoplasie nei Paesi europei è di circa 2 milioni; il 60-80% dei casi sono trattati con chemioterapia. Oggi, la cardiomiopatia da antracicline, uno dei chemioterapici più usati, appartenenti alla classe degli antibiotici antitumorali, rappresenta una tra le patologie più letali in ambito cardiovascolare – ha concluso – anche i chemioterapici non antraciclinici possono promuovere una cardiomiopatia cronica simile a quella indotta dalle antracicline, ma anche quadri di tipo ischemico o emorragico-miocarditico”.
Fonte: www.quotidianosanità.it