Due studi scientifici risalenti al 1997 ed al 2006 dimostravano che il bilinguismo influenza notevolmente l’attività cerebrale, determinando cambiamento strutturale e funzionale  in alcune aree corticali coinvolte nell’elaborazione ed esecuzione del linguaggio.

Una ricerca molto più recente, condotta presso la Northwestern University di San Francisco  dimostra che “le persone che parlano due lingue hanno anche una marcia in più nell’elaborazione e la decodificazione dei suoni” come dichiarato alla BBC da una co-autrice dello studio Viorica Marian.

L’esperimento ha coinvolto 48 persone, di cui 23 bilingui sottoposte all’ascolto di alcuni suoni; contestualmente mentre tramite degli elettrodi se re registravano le onde cerebrali.

Nel momento in cui i segnali acustici fatti ascoltare alle persone erano chiari ed isolati tutte le persone erano in grado di riconoscerli con una certa facilità. Le cose cambiavano nettamente in presenza di rumori di sottofondo: chi era bilingue aveva maggiore capacità di isolare il suono richiesto dagli altri rumori, e riportava una maggiore attività cerebrale in aree associate al sistema uditivo.

Come spiegano gli autori ciò è dovuto con molta probabilità ad una più elevata capacità di elaborazione dei suoni acquisita tramite il continuo esercizio di “sintonizzazione dell’attenzione” che è costretto a compiere chi impara e parla un’altra lingua.