News dagli USA: la fallimentare “War on Drugs” al capolinea
Chi parla è Jimmy Carter, 39º presidente degli stati uniti in carica dal 1977 al 1981 e premio nobel per la pace nel 2002; lo fa a proposito del documento di portata epocale redatto e pubblicato dalla “Global Commission on Drug Policy”.
Il documento dimostra il fallimento delle politiche anti-droga incentrate sulla repressione, in maniera particolare la “war on drugs” statunitense che vide in Ronald Reagan negli anni ‘80 il suo più accanito supporter. L’evidenza statistica è lapidaria e denuncia risultati allarmanti: dal 1998 al 2008 il consumo globale di oppiacei è aumentato del 34,5 %, quello di cocaina del 27%, quello di cannabis dell’ 8,5%.
La raccomandazione primaria del report è quella di far si che la cura non sia più dannosa della malattia. Jimmy Carter ricorda di averci già provato durante la sua presidenza lanciando un appello al Congresso nel 1977 in cui metteva in guardia l’America dai danni individuali e sociali che si sarebbero creati nel riempire le carceri di giovani il cui comportamento non poteva generare alcun pericolo per la collettività; anzi, spesso e volentieri la detenzione era estremamente più deleteria di quanto non fosse l’uso di droga in se.
Emblematiche a tal proposito le parole di Johnny Deep nel film “Blow” : “sono entrato in carcere con una laurea in marjiuana, ne sono uscito con un dottorato in cocaina”.
L’approccio reaganiano è costato enormi sforzi in termini di capitale umano ed economico investito, impiegando a volte anche l’esercito nella militarizzazione delle città per stanare i diabolici pusher ed i loro clienti. I singoli stati dovrebbero sprecare meno le proprie risorse impegnando polizia e magistratura nel perseguire la detenzione ed il piccolo spaccio, e coalizzarsi a livello globale in un’efficace azione di contrasto alle organizzazioni malavitose che operano a livello internazionale.
L’ex presidente conclude il proprio discorso apparso oggi sulle colonne del New York Times esortando il governo americano ad applicare in pieno le direttive del report prendendo come esempio i percorsi intrapresi da nazioni come la Svizzera o l’Inghilterra in cui i danni alla collettività derivanti da consumo di sostanze illecite hanno subito una drastica riduzione.