Tumore alla prostata: una nuova terapia a base di abiraterone e prednisone triplica la sopravvivenza

Uno studio internazionale, presentato nell’ambito del Congresso Europeo di Urologia, ha dimostrato i grossi benefici in termini di sopravvivenza, generati dall’utilizzo di una nuova terapia a base di arbiraterone e prednisone, nello stadio precoce del tumore alla prostata

Novità positive per i pazienti colpiti da tumore della prostata, la forma più frequente di neoplasia tra gli uomini italiani con 35 mila nuovi casi nel 2015.  Secondo quanto emerso da uno studio internazionale condotto dall’azienda Janssen relativa ai risultati dell’analisi post-hoc dello studio di Fase III COU-AA-302 – presentato al Congresso Europeo di Urologia, appena conclusosi a Monaco – curare il tumore alla prostata con una terapia a base di abiraterone e prednisone, aumenterebbe considerevolmente le possibilità di sopravvivenza del soggetto colpito. Se applicata allo stadio iniziale della terapia, l’innovativa cura, basata sull’associazione tra i due farmaci, migliora la sopravvivenza globale di quasi un anno rispetto alla terapia condotta con il solo predsinone, o rispetto a quella che prevede l’unione tra placebo e e prednisone. Nel dettaglio, abiraterone acetato più prednisone – spiega Janssen – “offre un vantaggio in termini di sopravvivenza pari a 11,8 mesi (53,6 vs 41,8 mesi) rispetto al braccio di controllo con placebo più prednisone, in pazienti con tumore della prostata metastatico resistente alla castrazione (mCRPC) in fase iniziale e meno aggressivo, non sottoposti in precedenza a chemioterapia”. Il beneficio in termini di sopravvivenza globale risulta quasi triplo rispetto a quello evidenziato dal precedente studio di riferimento. “Il fatto di avere un significativo miglioramento della sopravvivenza negli uomini in fase meno aggressiva e asintomatica, ci fa desumere che se li trattiamo in fase precoce, li trattiamo meglio – ha commentato Vincenzo Mirone, professore Ordinario di Urologia all’Università Federico Secondo di Napoli. Quindi, aggiunge, “emerge la necessità di team multidisciplinari tra urologo oncologo e radioterapista che possano intercettare il paziente precocemente”. Tante le implicazioni di una così efficiente cura. I risultati dello studio – condotto su 1.088 uomini con tumore metastatico della prostata resistente alla castrazione, che non avevano ricevuto una precedente chemioterapia – hanno messo in evidenza un miglioramento nel tempo alla progressione della malattia, del dolore correlato al tumore e della durata del trattamento quando trattati con abiraterone acetato più prednisone rispetto a placebo più prednisone.

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