Scuola multiculturale: i benefici per i bambini italiani

Riusciremo mai a superare la diffidenza nei confronti di chi è diverso da noi per colore, status sociale, religione? E soprattutto, riusciremo mai ad insegnare il valore dell’uguaglianza oltre ogni barriera ai nostri figli?

multiculturalità Ad aiutare ogni genitore responsabile in questo arduo compito può essere proprio l’amata-odiata scuola. In tutto il Bel Paese, infatti, esistono plessi scolastici sempre più “multietnici”. Le statistiche parlano chiaro: la scuola sta diventando sempre più luogo di incontro tra svariati contesti etnici e culturali. Bambini di diversi “colori”, abitudini alimentari e credo religiosi si mescolano tra loro, confrontandosi nella loro diversità come solo i più piccoli sanno fare.

La scuola “multiculturale” è vista con benevolenza da molti esperti medici, che vedono nell’incontro tra bimbi provenienti da diversificate realtà internazionali una possibilità di crescita e di confronto basato sul reciproco rispetto delle etnie. Un bambino che entra in contatto con l’ “altro” sin dalla tenera età, infatti, viene stimolato ad ampliare le proprie vedute e può persino educare i suoi genitori all’apertura mentale e all’accoglienza del prossimo, a prescindere dalle proprie, peculiari caratteristiche culturali.

Il tutto, però, può essere reso possibile da una buona educazione di base dei più piccoli, perchè la società predispone ognuno di noi a temere, se non ad odiare, la diversità, spingendoci a vederla come un pericolo.
L’integrazione, però, è possibile. In questo contesto ottimistico, la scuola può diventare palestra per educare tutti i bambini ad amare e rispettare il prossimo anche se non condivide la propria ottica di pensiero. Un’importante ricerca sociologica condotta nel nostro Bel Paese ha dimostrato, infatti, come la multiculturalità scolastica sia una ricchezza da preservare e un modello da “sdoganare” in altre realtà italiane. Il campione di riferimento preso dalla ricerca è stato quello di 1300 studenti  italiani e stranieri  al secondo e terzo anno della scuola secondaria di primo grado in Abruzzo, ai quali è stato somministrato un semplice questionario.

I risultati di tale test sono stati rivelatori: i ragazzini italiani hanno ammesso di conoscere la “diversità” solo all’interno delle quattro mura scolastiche, mentre gli stranieri hanno dichiarato di non subire particolari discriminazioni tra i banchi di scuola. Un esito che potrebbe segnare un trend positivo nel campo dell’integrazione, una lezione di vita che potrebbe uscire anche dalle piccole ma potenti mura scolastiche.

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