Obesità

L’obesità è stata definita dall’OMS come un’alterazione metabolica caratterizzata da un’eccessivo sviluppo della massa adiposa, in misura tale da influire negativamente sullo stato di salute. E’ un problema grave che riguarda l’intero emisfero, tant’è che sempre l’OMS, nel 1998, ha lanciato l’allarme “globesity”. L’obesità è una severa condizione e non tanto per l’aspetto estetico ma per tutte le complicanze ad essa associate. In primis quelle di natura metabolica (è la prima causa di patologie come il Diabete Mellito di tipo 2) e poi una serie di patologie come malattie osteoarticolari, cardiovascolari e tumori.

L’eccesso di tessuto adiposo comporta la produzione di varie sostanze che proprio perchè prodotte in eccesso instaurano delle condizioni patologiche come l’aumentata produzione di angiotensinogeno che determina l’ipertensione arteriosa. E’ stato osservato, infatti, che una riduzione del peso corporeo pari a 10 Kg riduce la pressione arteriosa di 10 mmHg. Inoltre, vengono prodotte citochine ed interleuchine che attivono processi infiammatori che danno inizio a processi degenerativi a carico dell’endotelio (aterosclerosi). Un’altro aspetto è la produzione in eccesso di FFA ( acidi grassi liberi) capaci di indurre danno a carico di organi ed apparati. In particolare la presenza degli FFA che aumenta, va a competere con i sistemi di trasporto del glucosio sia a livello muscolare che epatico, aumentando l’insulino-resistenza e il rilascio di glucosio dal fegato.

Avremo pertanto una fase iniziale caratterizzata da una maggiore secrezione d’insulina da parte del pancreas e successivamente questa condizione di stimolazione si traduce in uno stato di stress per le cellule beta pancreatiche, che si danneggiano producendo sempre meno insulina. E’ questa l’azione degli FFA coinvolta nel determinismo del Diabete Mellito di tipo 2.
L’obesità si stabilisce quando vi è un’alterazione a livello dei sistemi preposti al controllo dell’assunzione di cibo. Un ruolo dominante è svolto dal sistema nervovoso centrale (SNC) ed in particolare dall’ipotalamo. Il SNC è in grado di inviare dei segnali efferenti alla periferia (tessuto adiposo, apparato digerente) e la periferia poi invia dei segnali afferenti che ritornano al SNC. A livello ipotalamico distinguamo diverse strutture o nuclei; in particolare i nuclei coinvolti nel controllo dell’assunzione di cibo sono 2, il Nucleo Laterale o centro della fame e della sete osmotica dove agiscono i cosidetti segnali oressigeni (NPY, MCH, oppioidi endogeni quali beta-endorfine, sinorfine ed encefaline, endocannabinoidi e grelina) che attivano il senso della fame e il Nucleo Ventromediale o centro della sazietà dove agiscono, invece i segnali anoressigeni (leptina, insulina, PYY, CCK, POMC, CRH, BDNF, Nesfatina) che attivano il senso di sazietà. Poi a seconda dei segnali secreti, possono influenzare la bilancia energetica anche il nucleo Arcuato, Paraventricolare e Dorsomediale. I segnali periferici che afferiscono al SNC sono la distensione gastrica, i segnali metabolici come la glicemia, gli FFA e corpi chetonici mediati per via epatica, segnali endocrini come gli ormoni adipocitari e gastrointestinali e anche i segnali gustativi. Uno dei segnali periferici più importanti coinvolti nel controllo del peso corporeo è la leptina, citochina prodotta dal tessuto adiposo e da tessuti epiteliali.

La leptina è una proteina scoperta circa 40 anni fa, codificata dal gene OB (cromosoma 7) di 167 amminoacidi. La laptina ha un’emivita di circa 90 minuti ed esplica la sua azione legandosi al suo specifico recettore, codificato dal gene DB, appartenente alla classe delle citochine di tipo 1. Sono state identificate 2 forme del recettore leptinico, una forma corta e una lunga (con un più lungo dominio intracitoplasmatico). La forma lunga è quella che prevale a livello ipotalamico. La produzione di leptina è strettamente correlata all’entità della massa adiposa; aumenta dopo i pasti e diminuisce nel digiuno prolungato.

Oltre ad esplicare la propria azione a livello centrale dove ha un effetto anoressizante, la leptina esplica un’azione, anche in periferia legandosi ai recettori localizzati a livello del muscolo e del tessuto adiposo (sia tessuto adiposo bruno che bianco) determinando un aumento della termogenesi. I dati sugli effetti della leptina sul controllo del peso corporeo sono ben noti sugli animali: i topi OB/OB (alterazione del gene per la leptina) e i topi DB/DB (alterazioni del gene per il recettore leptinico) sono obesi. Nell’uomo, la relazione tra obesità e gene OB è diversa, negli obesi i livelli ematici di leptina sono 5 volte superiori rispetto la normalità, questo perchè nell’uomo si istaura una leptino resistenza dovuta o ad alterazioni del recettore o dei sistemi neuronali che rispondono agli stimoli della leptina.

Un’altro ormone dominante nel controllo dell’assunzione di cibo è l’insulina che agisce a livello centrale con meccanismi simili a quelli della leptinastimolando il senso della sazietà; e anche per l’insulina sono state evidenziate mutazioni del gene. Un particolare ruolo nel controllo dell’appetito e del comportamento alimentare è svolto dalla serotonina, neurotrasmettitore che determina una precoce comparsa del senso di sazietà. Le misurazioni di serotonina nell’ipotalamo rilevano che i suoi livelli sono bassi nel periodo post-assorbimento, crescono quando si anticipa l’arrivo del cibo e raggiungono il culmine durante il pasto, specialmente in risposta ai carboidrati.

Alcuni farmaci anoressizzanti, utili nel tattamento dell’obesità come la fenfluramina, agiscono aumentando il segnale della serotonina. Per cui agonisti del sistema serotoninergico inducono un’immediata e rilevante diminuizione dell’assunzione di cibo, mentre agonisti serotoninergici ne causano un aumento. La serotonina sopprime l’assunzione di cibo interagendo soprattutto con un particolare tipo di recettori post-sinaptici concentrati nel nucleo Mediale.

Inoltre, la serotonina ha anche un effetto sul tipo di cibo, riduce il consumo di carboidrati a favore delle proteine, effetto diametralmente opposto mostra la stimolazione alfa2-adrenergica. E’ stato visto che la protratta introduzione di glucidi ad alto indice glicemico crea insulino resistenza, situazione che porta al Diabete Mellito di tipo 2 e più in generale a un quadro metabolico indicato con il nome “sindrome X, e tra le varie conseguenze si ha anche, un’ossessivo bisogno di introdurre zuccheri (situazione di carbohydrate craving), dovuto ad un transitorio aumento di serotonina, determinanto proprio dall’insulina, che migliora lo stato dell’umore. Serotonina e insulina sono legate tra loro anche in modo opposto, nel senso che la serotonina è in grado di promuovere il rilascio di insulina. La serotonina aumenta nelle ore notturne e per questo un pasto troppo calorico la sera aumenterà ancor di più il rilascio di insulina e promuoverà il deposito di grassi nel tessuto adiposo.

Un’altro fattore capace di far variare il livello delle molecole-segnale che controllano la bilancia energetica è il sonno. Soggetti costretti a dormire solo 4 ore per due giorni di seguito, hanno avuto una sensibile riduzione di leptina e un aumento del 28% della grelina, che regola la fame in senso positivo.

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