Il bello del flop: ovvero imparare dalle sconfitte

Gent. Dott.ssa,

Le scrivo perché un anno fa sono diventata mamma di due gemelli. Bellissimi bambini, ed io sono al settimo cielo. Fino al congedo per maternità avevo un facoltoso lavoro ed ero socia d’azienda. La nascita dei due gemelli ha fatto cambiare le carte in tavola e in men che non si dica mi sono trovata senza nulla e con un “grazie se abbiamo bisogno ti chiamiamo noi!” … Com’è stato possibile? Saranno gli avvocati a capire cosa è successo, quello che però mi è accaduto dopo è stata la mia vera fortuna. Non mi sono stancata di cercare nuove occasioni ed ecco qui dopo un anno esatto dalla nascita che mi è arrivato il lavoro che cercavo: dietro casa, divertente e remunerativo.

Forse se non fosse pesata cosi tanto quella sconfitta non avrei avuto la forza di cercare un lavoro migliore, oggi ringrazio quella sconfitta.

Katia T.

Ci sono insuccessi professionali e sentimentali che sono considerati un incidente negativo nel percorso della vita. E se invece fosse il contrario? Se ogni flop fosse invece un’occasione di crescita e di miglioramento? Molto spesso ci capita di commettere degli errori e di voler ritornare indietro nel tempo per rimediare, ma questo non è possibile, e molto spesso è anche meglio perchè attraverso gli errori commessi possiamo crescere e migliorarci. Da studi americani che analizzano il comportamento di persone di successo è emerso che la maggioranza di queste erano in grado di imparare dall’esperienza ed in particolare dagli errori commessi. Lo psicologo americano David McClelland divide le persone in due categorie; la prima è composta da persone spinte da validi motivi, che considerano i loro errori come un’opportunità per fare meglio la volta successiva; della seconda fanno parte persone che, spinte dalla paura di fallire, si preoccupano di evitare di commettere errori. Essere capaci di trattare e costruire su esperienze dolorose, è un aspetto fondamentale dell’imparare e di conseguenza della propria crescita personale. Vivere con la paura di non fare bene è difficile, ma giocando sul sicuro alcuni non avrebbero ottenuto risultati eccellenti nella vita. Imparare dall’avversità e dall’errore è qualcosa di importantissimo e anche le aziende lo hanno riconosciuto mandando i propri collaboratori più brillanti e capaci in luoghi molto distanti dagli imperi aziendali.

Uno sguardo alla relazione tra genitori e figli

Molti genitori sono convinti di aver fatto tutto il possibile per i propri figli mettendo loro a disposizione ricche risorse finanziarie ed organizzative per lo studio, i mezzi informativi, i viaggi all’estero e si aspettano che i figli facciano fruttare al meglio questo patrimonio e non lo sprechino con una vita amorfa e mediocre. L’obiettivo dichiarato è creare persone motivate, vitali e di successo nella presunzione che così saranno anche più felici. A volte questo si rivela vero, altre no; queste condizioni favoriscono la felicità ma, a volte possono complicare le cose e rendere stressati, tesi ed infelici. Se i larghi mezzi si accompagnano a tanto affetto incondizionato e se il messaggio è volto al raggiungimento di un successo anche interiore e mentale, i risultati saranno più facili ed efficaci. Se prevarrà l’aspetto competitivo e, direi, militaresco, dell’obbedienza ad un dictat, allora si rischia di non raggiungere lo scopo genitoriale … Ma buona parte di quello che poi si verifica è dovuto al caos ambientale e alla fortuna. Non sempre, anche con risorse e capacità, si riesce ad ottenere i risultati sperati. Ecco che, allora, è importante avere i mezzi per affrontare l’insuccesso e per trasformarlo in un’occasione di rinascita, di maturazione e di innovazione nella propria vita.

Un piccolo aneddoto

Uno scrittore famoso utilizzò questa tecnica per pubblicare il suo primo manoscritto: nel corso di due anni, inviò  il manoscritto originale del suo libro a 74 editori. Ogni volta che uno lo rifiutava, lo inviava ad altri due editori. Il 44-mo, decise di pubblicarlo quattro mesi dopo averlo ricevuto. Mentre lo stava valutando, lo scrittore l’aveva già inviato ad altri 30 editori. Se avesse desistito dopo aver avuto 43 rifiuti, non avrebbe mai pubblicato la prima edizione, che ha venduto 100.000 copie ed è stata tradotta in 16 lingue. E adesso non avrebbe la possibilità di farne una seconda edizione.

Come analizzare la relazione con gli errori : l’aiuto dello psicologo

La prima cosa importante da prendere in considerazione è quella di definire cosa è realmente uno sbaglio. Spesso si tende a dare un  giudizio dell’insuccesso ma si sottovaluta cosa sia l’errore in sé. Bisognerebbe prendere un paio di errori commessi e capire cosa hanno in comune, e qual è la differenza tra errore e distrazione. E’ importante valutare sempre qual è il nostro coinvolgimento emotivo nel momento in cui facciamo flop: come ci siamo sentiti? Le diverse situazioni che ci hanno portato all’insuccesso hanno un minimo comune denominatore (es.: superficialità)?  Nel momento in cui commettiamo errori siamo disponibili a considerarli per quello che sono? E a vedere l’opportunità di apprendere nuovi comportamenti? Solo se riusciamo a pensare a nuove soluzione mettendoci nei panni di persone diverse con opinioni e idee diverse, analizzando per es. le mosse di grandi personaggi si riesce ad uscire dalla nostra strada dell’insuccesso. L’analisi dell’errore permette di valutare una serie di possibilità che forse non sono state considerate. Quando si chiede alle persone di mettersi in gioco significa aiutarle a non usare la mente per immaginare situazioni poiché è necessario non solo pensare di comportarsi in modo diverso, ma passare all’azione. Ultima cosa fondamentale: celebrare sempre i successi. Quando si attivano nuovi schemi d’azione e si ottiene il successo desiderato occorre aumentare la propria autostima attraverso una concreta azione premiante.

Dott.ssa Elisa Mazzola, Psicologa.

Leave a comment

* Questa casella GDPR è richiesta

*

Accetto

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.