Convenzione “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro – Bambino Gesù di Roma: l’intervento del Presidente SIP Calabria Dott. Giampaolo De Luca

Riportiamo testualmente le parole con le quali il presidente della Società Italiana di Pediatria Sez. Calabria, Dott. Giampaolo De Luca, è intervenuto nel corso della Conferenza stampa di avvio della convenzione tra l’Azienda Ospedaliera “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro e l’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Il discorso è stato tenuto a Catanzaro, nella Biblioteca dell’ospedale “Pugliese Ciaccio”, ieri 18 luglio:

” La Società Italiana di Pediatria, che oggi rappresento in qualità di Presidente della sezione calabra, è la più numerosa società scientifica medica italiana con circa 10.000 iscritti di cui 350 in Calabria. Oggi credo sia una giornata importante per la pediatria calabrese perché, anche in momenti di ristrettezze economiche, si procede ad inaugurare in questo ospedale due reparti (pediatria e chirurgia pediatrica) completamente ristrutturati in cui operano valenti professionisti che hanno ricoperto o ricoprono incarichi nazionali in società scientifiche affiliate alla SIP (Raiola è stato presidente SIMA dal 2005 al 2008 ed attualmente responsabile della MAGAM e Zampogna è parte attiva della SIMEUP).
Certamente quella di oggi è un’iniziativa che si integra e nasce in relazione a questa importante convenzione tra l’Azienda Ospedaliera e l’Ospedale Bambino Gesù; noi ci auguriamo, lo dico prima di tutto come cittadino calabrese e poi come pediatra, che questo nuovo servizio possa contribuire a ridurre l’emigrazione sanitaria calabrese che, comunque, dal 2004 al 2010 risulta in lieve ma costante diminuzione. Ciò non avviene per altre branche specialistiche diverse dalla pediatria. Per ritornare alla convenzione con il Bambino Gesù bisogna dire che rappresenta certamente un atto significativo del panorama sanitario calabrese. Questo servizio deve comunque necessariamente tenere conto ed integrarsi con tutte le altre realtà pediatriche attive nel nostro territorio regionale evitando, il più possibile, le duplicazioni dei servizi e realizzando una rete assistenziale capace di offrire al cittadino calabrese quelle opportunità di cure, che cerca ancora fuori regione ma che ha il diritto di pretendere nel proprio territorio. Credo che da tale collaborazione si possano determinare le condizioni per valorizzare anche le professionalità di tanti pediatri che operano nella nostra regione con spirito di sacrificio in presenza delle note carenze economiche, strutturali e tecnologiche. La nostra società scientifica, se interpellata, sarà disponibile a fornire alla Regione Calabria conoscenze e competenze professionali e tecniche al solo fine di partecipare al miglioramento dell’offerta sanitaria della nostra regione anche attraverso iniziative formative ed informative.
Purtroppo in generale, nel nostro Paese, la pediatria non vive un eccellente momento tanto che la nostra società, con a capo il Presidente Ugazio, è stata costretta ad elaborare un manifesto di protesta condiviso da 34 tra associazioni scientifiche, sindacali, di famiglie e dal Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Questo manifesto per i diritti alla salute del bambino e dell’adolescente afferma chiaramente che i bambini devono restare fuori dalla “spending revew”. I tagli alla spesa sanitaria e sociale rischiano, infatti, di compromettere quel carattere di universalità delle cure pediatriche italiane, che rappresenta una grande conquista di questo secolo. I segnali sono sotto gli occhi di tutti: reparti pediatrici che chiudono, carenza di personale medico ed infermieristico specializzato, trasferimenti di  bambini ed adolescenti con malattie acute e croniche in reparti per adulti. La conferenza Stato – Regione, che vuole abolire il corso di Laurea di infermiere pediatrico, oppure l’insensata proposta, maturata in alcuni assessorati della sanità, di affidare ai medici generalisti l’assistenza sanitaria dopo i 6 anni di età, rappresentano dei tentativi di privare i bambini, gli adolescenti, le famiglie italiane di un’assistenza specialistica che ha finora, con tutti i limiti, assicurato un servizio qualificato, efficiente e poco costoso rispetto ad altre realtà europee ed extraeuropee.
Insomma quello che si cerca di mettere in discussione sembra essere il diritto dei bambini di essere assistiti da personale medico-infermieristico specializzato, di essere accolti in reparti ospedalieri a loro dedicati e curati in ambienti a misura di bambino. Promuovere e tutelare la salute dei bambini significa anche ridurre il numero degli adulti ed anziani malati di domani, destinati ad assorbire la quota di gran lunga più rilevante della spesa sanitaria. E’ oramai provato che un maggiore investimento in età pediatrica, determina un ritorno sociale ed economico molto più alto della spesa sostenuta. Questa spesa va quindi considerata come un vero e proprio investimento strategico cui il nostro Paese non può rinunciare se crede nel proprio futuro.
Bene a mio avviso sta facendo la nostra Regione nel razionalizzare le cure ospedaliere, chiudendo i punti nascita dove non si raggiungono i 500 parti l’anno perché, così facendo, riduce il rischio del parto ed anche il numero dei tagli cesarei inappropriati. Nel contempo è necessario assicurare una migliore assistenza sanitaria nelle strutture neonatali e pediatriche aumentando, lì dove necessario, il numero dei medici e degli infermieri, trasferendo in queste strutture il personale dei reparti non più funzionanti ed assicurando, inoltre, un’integrazione reale ospedale-territorio non intesa come sostitutiva dell’assistenza ospedaliera, ma come un’unità dinamica in grado di assicurare la migliore e più qualificata assistenza sanitaria al paziente pediatrico”.

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